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Immagine del redattoreSalvo Puccio

Quando a far notizia sono gli ombrelli

viralità

/vi·ra·li·tà/

sostantivo femminile

1. Capacità di diffondersi in modo particolarmente veloce e capillare, utilizzando i nuovi mezzi di comunicazione.

"v. di una notizia"





Sabato mattina, alle 9.30 circa, ero in centro a svolgere una delle mie attività preferite nei week-end, ossia: andare a zonzo per la città, con la macchina fotografica al seguito.

Posteggio l’auto nella zona di via Gisira e taglio – a piedi - dall’omonima strada, con lo scopo di arrivare in piazza Duomo e prendere un caffè, il primo, nel nuovo bar/dehors che tanto clamore ha suscitato nelle settimane scorse.


Con grande stupore noto che, la parte finale di via Gisira (siamo alla “piscaria” di Catania) è stata arredata -per alcuni metri- con tanti ombrelli colorati, montati con dei fili a mò di tetto/copertura sulla strada. In una zona che è già colorata di suo, grazie alla merce esposta sulle bancarelle, quella installazione non fa altro che amplificare l’effetto meraviglia, il cosiddetto “effetto wow”, espressione che tantissimi usano oggi, nell’era dei social network.

Prendo la macchina fotografica dalla borsa e comincio a scattare. Sono esattamente al centro della strada, con la gente che mi passa da tutti i lati e i commercianti che “vannìano” la propria roba.


Lo “shooting” dura nemmeno due minuti: esco da via Gisira e continuo la mia passeggiata mattutina.

Tornato a casa, scarico la scheda e guardo al computer che cosa ho combinato. Scelgo uno dei tanti scatti fatti prima in via Gisira tempestata di ombrelli colorati, lo sistemo, metto la mia firma e la pubblico sul profilo personale e sulla pagina Facebook: il più è fatto.

Vedo che arriva subito qualche like, anche qualche condivisione, ma nulla di trascendentale, niente che mi faccia pensare che questo scatto possa superare – alla fine - il centinaio di “Mi Piace”. Vado a pranzo, mi faccio una pennica subito dopo (eh sì, l’età avanza anche per me…) e mi dimentico di tutto il resto. Ed è proprio in quel momento, mentre sono lontano da pc e cellulare, che succede qualcosa.


La foto viene “presa” da alcune tra le pagine Facebook più seguite, come VIA ETNEA CATANIA (CCN) e LIVE UNICT (ma l’elenco sarebbe molto più lungo e mi scuserete se non vi menziono tutti, ma siete stati parecchi) e comincia ad arrivare un po' ovunque sul web. Lo scatto si fa largo tra le decine di immagini dell’eruzione dell’Etna della sera prima, fino a quel momento uno degli argomenti di discussione “fotografica” più forti in città. E’ vero che un’eruzione ha sempre il suo perché, ma è anche vero che di fontane e colate di lava ne abbiamo viste (e ne vedremo) in abbondanza: ormai fanno “notizia” relativamente. Meglio una bella foto del sorgere della luna di questi giorni, per esempio, uno spettacolo "rosso" senza pari.


A questo punto sappiamo come funzionano le cose: le condivisioni da quattro diventano quattromila, e i like da cento diventano diecimila. Poi la foto sbarca su Instagram e arriva ad altro pubblico, la gente la mette nelle stories e se la gira su Whatsapp e Messenger, promettendosi di andare a vedere di persona la scena… e tutti si ritrovano in una pescheria, fin lì, mai vista prima.


Passano quasi 30 ore dalla pubblicazione dell’immagine sul mio profilo e “LA SICILIA” (mica gli ultimi arrivati, eh!), lancia un piccolo articolo dove scrivono: “Catania, ombrelli colorati sul cielo della Pescheria: la foto diventa virale”





La viralità, termine usato spesso negli ultimi anni, a volte anche a sproposito, con mio grande stupore è stata raggiunta.

Cercavo la viralità, quando ho scattato quella foto? No, decisamente no. Affatto. Ma non ci pensavo nemmeno.

Ho scattato quella foto perché mi sono trovato lì (avessi posteggiato altrove non ci sarei nemmeno passato) e sono rimasto stupito dall’installazione. E ho pensato subito di condividere con gli altri la bellezza di quei 10/15 metri di strada. Tanti hanno commentato: “Hanno copiato! Queste installazioni li ho già viste qui e lì…”, beh, io rispondo: “E allora?”


A CATANIA NON C’ERA… OGGI C’E’.

O VOLETE CHE COSE DEL GENERE DEBBANO ESSERE APPANNAGGIO DI UNA SOLA STRADA NEL MONDO? FATEMI CAPIRE, voi che sapete sempre tutto.


Lo scatto non è niente di particolare: è una foto facile, non servono attrezzature costose o ore di post produzione. Può farla chiunque quella foto, chiunque. Ho solo avuto la fortuna di arrivarci tra i primi (credo che l’installazione sia stata eseguita il giorno prima, ma non ci giurerei…) e di aver avuto i giusti “canali” di condivisione.


E più che di VIRALITA’ mi piace parlare di “sete di cose belle”. Alcuni ci hanno già visto lo smog su quegli ombrelli, altri hanno paura che se li rubino di notte (tranquilli: non è la zona giusta per i furti!), e non riescono a vedere quello che vedo io: colore, ingegno, allegria, e perché no…. anche un riparo dal sole, all’occasione.


La foto è diventata virale perché nella nostra città le “belle notizie” sono merce rara. Rarissima. E anche 150 ombrelli, montati a copertura di una strada del centro, fanno notizia, perché stupiscono, sono una novità vista solo altrove. E se “altrove” ti ci fermi sotto quegli ombrelli e ti scatti un selfie (da solo o in compagnia), perché non dovresti essere contento di poterlo fare anche a qualche centinaio di metri da casa tua?

Saranno arrivati con dieci anni di ritardo, ma… chi se ne frega?




Salvo Puccio

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