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  • Immagine del redattoreSalvo Puccio

SOTTOTERRA C'E' PIU' GUSTO?

Aggiornamento: 15 lug 2020

FOTOGRAFARE IN GROTTA – LA GROTTA DEI LADRONI

Ok, ammetto che il titolo dell'articolo non è venuto proprio bene: perdonatemi.

Ultimamente, non so se per caso o per scelta, mi sto ritrovando a fotografare sempre di più in modalità “sotterranea”, ossia per grotte e caverne.

Partiamo subito con le brutte notizie: fotografare dentro una grotta è un’impresa QUASI impossibile, se non si dispone dell’attrezzatura necessaria.

Perché? Beh, mai dare una risposta fu più semplice: la totale assenza di luce all’interno della grotta, farà in modo che la vostra macchina fotografica (o cellulare) non possano che ottenere come risultato un file totalmente nero.

La luce, si sa, è tutto per un fotografo.

Alcune grotte, tuttavia, presentano alcuni “punti luce”, che possono venire in soccorso del fotografo. Badate bene: non saranno sufficienti a far venire fuori la foto dell’anno, ma – quantomeno – vi saranno utili per mettere a fuoco (soprattutto se usate l’autofocus) quello che state inquadrando.

Con una luce scarsa, a volte veramente minima, sarà sempre meglio usare un fuoco manuale (inquadrando dall’oculare, non dal display), e concentrarsi su quelle rare parti illuminate che la scena ci propone.

Ma questa è solo il punto di partenza, il primo step, che non sarà affatto sufficiente per far saltare fuori una foto decente. Perché fondamentale sarà avere con noi, nella nostra borsa/zaino/tracolla/marsupio, almeno qualcosina che ci possa fare da fonte luminosa.

Badate bene che i miei sono semplici consigli rivolti ai neofiti, ai “gitaroli” del week-end, perché il professionista saprà benissimo come muoversi e questo articolo non è rivolto di certo a lui. I miei consigli sono rivolti a chi magari, una domenica mattina, si ritrova per sbaglio nei pressi di una grotta e vuole portare a casa qualche foto da mostrare agli amici, senza pretesa alcuna di presentare un capolavoro. Dubito che qualcuno di voi cammini con due/tre flash vicino ai panini col salame, o con una faretto a batteria tra l’acqua e la coca-cola, mentre fa una gita. Quindi è probabile che non potrete far altro che accendere la piccola torcia del cellulare e… godervi la grotta per quella che è, senza scattare nessuna fotografia (che comunque non è nemmeno così male: a volte godersi il posto, E BASTA, è terapeutico).

Intanto partiamo coi consigli “scontati”: cercate di essere sempre in compagnia, prima di avventurarvi in un luogo che non conoscete e su cui non vi siete documentati anticipatamente. Controllate se il cellulare ha campo in zona (lì sotto sarà alquanto improbabile), perché in caso di emergenza (speriamo mai) come potreste chiedere aiuto? Se siete in tre o più, cercate di scendere a scaglioni: nel caso in cui qualcosa andasse storto e qualcuno dovesse raggiungere l’esterno per chiedere soccorso, è meglio che si trovi già fuori dal patatrac. Cercate di fare quanta più luce possibile con ciò che avete (di sicuro un telefonino a testa) e soprattutto occhio alla testa: spesso dal tetto spuntano delle piccole sporgenze che possono fare male. Controllate sempre l’altezza del soffitto della grotta, per capire quando potere stare alzati e quando invece dovete stare abbassati. State attenti a dove mettete i piedi, perché probabilmente il pavimento sarà disseminato di pietre dalle diverse dimensioni e basterà poggiare male una scarpa per…. crac!

INSOMMA, guardatevi dal basso… ma pure dall’alto.

Cercate sempre di visitare la grotta laddove non ci siano delle apparenti difficoltà. Spesso questi luoghi presentano una parte facilmente visibile e accessibile (senza problemi), salvo poi aprirsi in cunicoli che possono sfociare in altre stanze o aree. In quel caso me ne guarderei bene prima di infilarmici, a meno che non siate delle guide esperte e conosciate a perfezione il territorio (le grotte potrebbero essere rifugio di animali? Chi lo sa?)

Quindi “accontentatevi” di visitare la parte più S E M P L I C E, per poi tornare – magari - meglio attrezzati un domani, con caschetto, torcia e qualche bella tonnellata di informazioni sulla location.

Bene, sin qui vi ho detto una montagna di ovvietà, che qualunque essere umano provvisto di un minimo di cervello dovrebbe sapere di base.

Ma torniamo a noi, e quindi alla parte “fotografica”.

Le foto che vedete in questo articolo si riferiscono alla GROTTA DELLA NEVE (o “dei ladroni”), che è facilmente raggiungibile seguendo la strada “MARE NEVE” che potete prendere superato il paese di Milo, in direzione Rifugio Citelli.

A un certo punto vedrete un cartello in legno sulla destra, con un invitante spiazzo di fronte dove poter posteggiare la macchina.

Una volta entrati nel bosco (dove regna sovrana la BETULLA), vi basterà andare dritti per qualche centinaio di metri: scorgerete degli steccati circolari che vi faranno capiti di essere arrivati. Il primo di questi steccati è uno dei punti di ingresso/uscita della grotta, poco più avanti ne vedrete altri due: la loro particolarità è quella di presentare dei grossi buchi nel terreno.

Il secondo, addirittura, vede un albero spuntare proprio da questa cavità: singolarissimo. Più avanti ancora, invece, troveremo un secondo punto da cui poter scendere (o salire, a seconda di dove sceglierete di cominciare la vostra esperienza) nella grotta. Potete già farvi un’idea, in base alla distanza tra gli steccati, di quale sia la pianta della grotta che si trova sotto ai vostri piedi. Personalmente sono sceso giù da questa parte (quella con le scale più profonde) e, per quanto possa sembrare difficoltosa la discesa, vi assicuro che non lo è: mantenetevi accanto a uno dei due muri e scendete con calma e tranquillità. Adesso vi troverete nella prima area della grotta: non c’è molta luce, anzi. Tuttavia, con quella che filtra dalle scale da cui siete appena arrivati, e con quella minima che scende dalla prima cavità nel soffitto (vi ricordate i buchi recintati visti di sopra?), non possiamo dire di essere proprio avvolti dall’oscurità più profonda.

Qui possiamo prendere spunto per la nostra prima foto.

Sebbene un risultato migliore lo si possa ottenere usando un faretto che illumini le pareti della grotta (la scala lo è già di suo), non è per nulla sgradevole un’immagine prevalentemente scura ai lati, dove l’unico elemento alla luce (e quindi ben visibile) è quello centrale. Si crea un bel contrasto, che soprattutto rende l’idea della situazione nella grotta: fondamentalmente state immortalando la realtà, perché quella è l’illuminazione reale, senza nessun artificio.


Potreste provare ad usare il flash incorporato, se ce lo avete, per illuminare la scena, tuttavia è probabile che il risultato finale non sia un granchè, per via delle forti ombre che si verrebbero a creare in alcuni punti della roccia. A seconda di dove arriverebbe la luce del flash, potrebbero crearsi delle grosse macchie scure (le ombre) che tutto sono fuorchè GRADEVOLI da vedere.

Non solo: la foto potrebbe venire fuori abbastanza piatta, con un risultato che probabilmente non piacerebbe nemmeno a voi, figuriamoci agli altri.

Ah, mentre che ci siamo: se utilizzate una reflex, cercate di impostare il bilanciamento del bianco su TUNGSTENO (quindi luce fredda) e non su AUTOMATICO (che tenderà a fare venire tutto prevalentemente “caldo”, sul giallino), in modo da avere una tonalità di luce quanto più vicina a quella originale (le pietre ringrazieranno).

Ok, adesso avete scattato la vostra foto in uno dei punti più luminosi, e magari vi siete gasati. Non solo: avete trovato delle spaccature da cui filtra della luce o addirittura potete guardare il mondo esterno (come nel caso di questa grotta, da cui è possibile vedere gli alberi del bosco, mentre in altre locations potreste ammirare il cielo e le nuvole) e avete fatto altre foto, magari siete riusciti a fare pure un selfie con chi è in vostra compagnia. Ma adesso viene la parte rognosa, quella più antipatica: quella dove non vedete a un palmo dal vostro naso.

Se avete un cavalletto fotografico con voi, vi basterà fare una foto a lunga esposizione (cominciate con 10 secondi e poi casomai aumentate, in base al risultato), con diaframma tutto aperto e ISO abbastanza elevati (ma mai così tanti da far venire fuori un disturbo/rumore fastidioso). Ovviamente usate un grandangolo, se ce lo avete, o comunque usate la focale più corta che vi state portando dietro, in modo da fotografare quanta più porzione di grotta possibile: non ha nessun senso fotografare spazi ristretti.

Una volta piazzata la macchina, fate quanta più luce possibile su un punto della scena: unendo le torce di 2/3 cellulari, dovreste riuscire a mettere a fuoco quel punto, che è fondamentale per far scattare la vostra reflex. Una volta messo a fuoco (se siete con l’AF, adesso toglietelo e non toccate più il cavalletto!), impostate un autoscatto di 2 secondi (per evitare vibrazioni alla macchina quando premete il pulsante di scatto) e… aspettate il risultato.


Praticamente, adesso, dovreste vedere qualcosa che – a occhio nudo e anche con le luci del cellulare accese – non riuscivate a vedere prima. L’immagine dovrebbe mostrarvi, più o meno, tutta la porzione di grotta inquadrata in condizioni di luce accettabilissime. Se il risultato non è ancora soddisfacente per voi (foto scura) aumentate i secondi di scatto o gli iso; se invece la vostra foto risulta troppo chiara, fate il ragionamento inverso. Potreste anche “giocare” con il fascio di luce dei vostri cellulari, mentre l’otturatore della reflex sta scattando, e creare delle forme che potrebbero essere impressionate nella foto (tecnica del “light painting”). Ma forse è meglio non chiedere troppo alla vita e accontentarsi, magari ne parleremo in un altro articolo più avanti.


Come, il cavalletto non ce lo avete? Lo avete lasciato nel cofano dell’auto come faccio sempre io? Ah, non ne possedete proprio uno?

Chissà perché ma un po' me lo aspettavo. In quel caso cercate di “studiare” la grotta: offre dei punti dove poter poggiare la macchina fotografica, seppur non con la stabilità di un treppiede? In quel caso provate. C’e’ un grosso masso disposto ad “accogliervi”? C’e’ una sporgenza (o un buco) in un muro che possa fare al caso vostro? Se siete fortunati, qualcosa troverete. Se non lo siete, ritornate, prima o poi. Non vi avventurare a scattare a mano libera se si tratta di foto a lunga esposizione: non ce la potete fare (a meno che non abbiate la presa salda di un Terminator!).

Naturalmente scegliete i punti più caratteristici della grotta, per scattare le vostre fotografie. Scegliete dei punti “fotogenici”, perché sennò la foto non renderà un granchè. Potreste essere dentro una miniera e nessuno si accorgerebbe della differenza con la vostra “scoperta”.

Ah, molto gradito è l’elemento umano. Sì, proprio così: molte volte una grotta “nuda e cruda” non rende quanto una dove avete deciso di inserire una persona ad abbellire lo scatto. Posizionate la vostra “compagnia” da qualche parte (anche perché spesso non ci si rende conto della grandezza o larghezza di una grotta fin quando non possiamo paragonarla alla dimensione di un essere umano) e regolate le impostazioni di scatto.


Una volta trovato il posto giusto nell’inquadratura al vostro “attore”, ditegli di rimanere immobile per il tempo che avete impostato la macchina fotografica e… vedrete. Dategli una posa semplice da assumere, sennò finira col muoversi e rovinerà lo scatto. Magari fatelo sedere, se possibile. Magari mettetelo di spalle, o comunque non proprio frontale a voi, in modo da non dover rifare la foto se dovesse muoversi pochissimo e rivelare un po' di micro-mosso in viso.

Tra l’altro, inserire un elemento umano nella vostra foto, vi servirà per avere una mano con la messa a fuoco. Perché mentre lui si auto-illumina con un cellulare (o una torcia, se c’è), voi potrete usare la sua sagoma per mettere a fuoco un punto ben definito e vicino. Il resto verrà da sè.

Chiaramente vi sto dando alcuni suggerimenti applicabili solo nel caso in cui la grotta fosse esclusivamente a vostro appannaggio. Ma se foste lì durante una gita di gruppo o un’escursione a pagamento, scordatevi tutto quello che ho detto prima: non avreste (e nemmeno ve lo darebbero) il tempo per fare queste prove e magheggi. Di solito le visite guidate hanno un tempo stabilito e si scende in gruppi di 15 o 20 persone: impossibile che vi si possa lasciare da soli o che, comunque, vi si possa permettere di perdere tutto quel tempo necessario a fare diversi scatti a lunga esposizione (e, di solito, di prove se ne fanno parecchie e il tempo passa che è un piacere!). In quel caso che si fa?


Beh, in quel caso ci si affida all’esperienza, sperando di salvare tutto con una sapiente postproduzione una volta arrivati a casa. Ma se quello che ho appena scritto vi sembra arabo… lasciate stare. Cercate di fare quanta più luce possibile e… scattate. Se siete delle facce toste, magari proponete al gruppo di fare luce tutti insieme, e di scattare – di conseguenza – tutti insieme. Magari proponetelo al capo gruppo. Come recitava quel detto: “L’unione fa la forza”? Bene, con venti cellulari accesi (magari c’e’ chi la torcia ce l’ha, qualcuno possibilmente ha anche una bella lampadina attaccata nel caschetto), vedrete che una fetta di grotta ci riuscite a farla venire fuori. In quel caso: tempo di esposizione basso (ma mai sotto al 30esimo o rischiate di far venire la foto mossa), diaframma apertissimo e iso alti ma, come ho detto prima, mai a tal punto da creare “rumore”. Di solito ogni macchina fotografica ha un suo limite che è preferibile non oltrepassare. Anche se le moderne reflex permettono di scattare immagini superiori a 100mila e passa iso, sappiate che è veramente sconsigliato superare certi limiti. Alcune reflex riescono a non far avvertire il minimo disturbo (fotografico) persino a 8000 iso (Canon 6D), mentre altre, superati i 5000, fanno già notare un fastidioso rumore nell’immagine (Canon 6D Mark II). In questo caso spero che voi conosciate abbastanza bene la vostra reflex, in modo da sapervi regolare. In caso contrario, come dico sempre: SCATTATE! Fate tante foto, a iso diversi (andate a salire, mantenendo il fuoco e l’inquadratura) per scoprire con calma, davanti a un bel monitor a casa vostra, quale è stato l’ISO più azzeccato. La prossima volta saprete già cosa fare.

Ok, a questo punto siete arrivati dall’altra parte della grotta e finalmente state tornando a rivedere la luce del sole. Controllate i vostri scatti ancora una volta, e se pensate di poterli migliorare, fatelo subito (non nel caso dell’escursione di “massa”). Magari non ci tornerete per i prossimi cinque anni, lì sotto. Se siete soddisfatti così, invece, tanto meglio.

Magari la prossima volta ci tornerete più attrezzati: con una bella torcia posizionata sulla testa, un bel faretto a led (io ne uso uno comprato qualche anno fa per fare video) e, per i più esperti, un bel po' di flash sincronizzati tra loro tramite trigger.

Perché i risultati, con le giuste attrezzature e tecniche, possono essere S P E T T A C O L A R I, e quella che vi sembrava una semplice grotta da due soldi, potrebbe apparirvi totalmente D I V E R S A.

Prima di chiudere l’articolo mi sembra doveroso spendere due righe sulla grotta immortalata. La Grotta della Neve viene chiamata così perché una volta veniva usata come una sorta di deposito di… neve, per l’appunto. I grossi buchi scavati nel terreno servivano per farla scendere in fondo alla grotta e mantenerla per diverso tempo. Durante i periodi più caldi, la neve veniva raccolta e poi venduta a chi ne facesse richiesta. Successivamente prese pure il nome di “Grotta dei Ladroni”, perché pare che i malviventi della zona la usassero come nascondiglio dei loro bottini criminali. Non sappiamo se questa storia sia vera, tuttavia era molto semplice, per un ladro in fuga, abbandonare il frutto delle sue rapine in fondo alla grotta, per poi riprenderlo successivamente.


Un’ultimissima cosa: un giorno potreste decidere che questo genere di fotografia vi piace molto e vorrete ampliare il vostro orizzonte in fatto di luoghi “sotterranei”. Beh, considerate una cosa: alcune grotte si trovano in luoghi veramente difficili da raggiungere. Se la Grotta della Neve è veramente semplice da visitare (in un ipotetico livello di difficoltà la considererei: SUPER FACILE), alcune hanno bisogno di ore di camminate in montagna, per essere trovate. Non solo: parliamo di terreni prevalentemente in salita, spesso sotto al sole e senza riparo degli alberi, con possibilità di scivolare quando al posto della terra si troveranno superfici più lisce. Queste condizioni potrebbero non essere adatte a persone di una certa età o di un certo “peso”. In quel caso, cercate di auto-giudicarvi: se pensate di essere all’altezza: divertitevi. In caso contrario, meglio una bella passeggiata al lungomare.


Alla prossima.

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